Laura Adriani – Whatsername
Nasce a Roma e debutta al Teatro Nazionale di Roma con l’opera “Hansel e Gretel” all’età di sette anni. Inizia a studiare recitazione all’età di nove anni e a dodici comincia a prendere parte a varie serie tv, tra cui “Caravaggio”, “Don Matteo”, “Un caso di coscienza”, “Viky Tv” e “Provaci ancora Prof”.
Arriva al grande pubblico come cantante con la trasmissione di Rai 1 “Ti lascio una canzone” e poi come attrice con la serie “I Cesaroni”. Nel 2013 viene notata sul grande schermo per essere tra i protagonisti del film “Tutta colpa di Freud” del regista premiato ai David Paolo Genovese. Da qui in poi la sua carriera si divide tra televisione, cinema e teatro. Dal 2013 entra a far parte del cast di “Solo per Amore” e “Squadra Mobile” e nello stesso anno gira anche l’opera prima di Tommaso Agnese “Mi chiamo Maya”. Nel 2015 viene scelta da Giuseppe Piccioni per essere una delle protagoniste del suo nuovo film “Questi giorni” che sarà poi presentato in Concorso al Festival del cinema di Venezia ’73. Nel 2016 è la figlia di Claudio Bisio nel film “Non c’è più religione” per la regia di Luca Miniero e subito dopo viene scelta da Silvio Soldini per interpretare una non vedente che prende ripetizioni da una altrettanto non vedente Valeria Golino nel film “Il colore nascosto delle cose”, presentato Fuori Concorso al Festival del cinema di Venezia ’74. Inoltre dal 2015 è in tour con il musical “Next to Normal”, per la regia di Marco Iacomelli, in cui interpreta il ruolo di Natalie.
Cosa vuole dire per te rivoluzione?
Rivoluzione significa per me cercare in ogni modo di andare a creare un cambiamento. Significa non seguire il gregge, ma avere una propria opinione critica e lottare per i propri ideali, che se veri e realmente sentiti inevitabilmente guidano la nostra vita.
Quale frase delle liriche senti più vicino a te e al tuo mondo e perché?
“Do you know what’s worth fighting for? When it’s not worth dying for?….Lay down your arms give up the fight”. Ad un certo punto della mia vita ho compreso che non è necessario innalzare muri nei confronti degli altri per paura di essere ferita, perché questo ferisce ancora di più. Ho deciso di liberarmi, di abbassare le braccia e abbandonare la lotta e ogni giorno mi chiedo per cosa valga la pena lottare e morire, perché questa vita che ci è stata donata è una e credo che dobbiamo sfruttarla al meglio, viverla fino in fondo, e per farlo è necessario essere consapevoli, interrogarsi, osservarsi, mettersi in gioco, il tutto con grande sincerità, amandosi e aprendosi nei confronti del mondo.