Simona Gugnali – Rebecca
Diplomata Attrice alla STM – Scuola del Teatro Musicale
A Rimini nasce Simona Gugnali. Simona sviluppa fin da piccola un forte interesse per il canto che studia dal 2007 mentre si laurea con lode in Archeologia e Culture del Mondo Antico a Bologna con uno studio sugli scheletri nelle necropoli riminesi. Nel 2011 fa parte del cast di “Urinetown” e “Nine”, regia e la direzione musicale di Andrea Ascari, per Rimini Musical. Appassionata di cultura orientale e danza del ventre, fonda il gruppo di rievocazione storica romana Ignis Vestae con Angela Zavatta (Leyla Nur). Nel 2016 interpreta Polly Peachum in “Studio per Un’Opera da Tre Soldi” diretto da Marco Iacomelli e collabora con la compagnia Cabiria Teatro per una produzione commissionata dal Museo Egizio di Torino.
Cosa vuole dire per te rivoluzione?
La cultura ti rende libero. Sembra una frase scontata, ma non lo è! In ogni epoca c’è e ci sarà sempre qualcosa per cui valga la pena ribellarsi. La fame, la casa, la libertà. In un mondo normale tutti dovrebbero avere cibo, protezione ed essere liberi, ma questo potrà succedere solo quando tutti avremo le stesse possibilità. E questo avverrà solo quando la nostra cultura ci permetterà di vederci come uguali, nonostante le nostre bellissime differenze. Già pensarci seriamente sarebbe una piccola rivoluzione.
Quale frase delle liriche senti più vicino a te e al tuo mondo e perché?
“It’s not over till you’re underground, it’s not over before it’s too late.”
Sono una persona ottimista per natura. Ho sempre bisogno di pensare che per ogni problema ci sarà una soluzione positiva. Per fortuna fino ad ora, nella mia vita, non ho mai dovuto affrontare difficoltà insormontabili, ma penso che per qualsiasi situazione complicata l’unica chiave per risolverla sia reagire evitando l’auto-commiserazione. Nel musical la situazione sembra davvero senza via d’uscita, ma il messaggio è proprio questo: non abbandonarsi al corso degli eventi e non rimanere impassibile di fronte alla soluzione. Perché la soluzione c’è, sempre. Non è finita fino a quando non sei tu a volerlo.